Il quadrato magico

di Ferdinando De Rosa 



Fonte Wikipedia: Di odder - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1809093


Nel 79 d. C. il Vesuvio seppellì la città romana di Pompei, insieme a gran parte delle abitazioni situate alle falde del vulcano, che così sono transitate direttamente ad illustrare la cultura e le abitudini degli antichi romani.

Molte scritte ci testimoniano gli amori, le lotte politiche, le maldicenze, le operazioni pubblicitarie o commerciali, le battute salaci, le preghiere, le oscenità, ecc…, a dimostrazione che la grafomania non è una invenzione di questi giorni, ma è ben radicata nella civiltà mediterranea.

Un esempio del quadrato Sator. La fotografia è stata scattata nella chiesa di San Pietro ad Oratorium, a Capestrano, in Abruzzo, Italia. Fonte Wikipedia Commons: Di Poecus (Opera propria) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], attraverso Wikimedia Commons
Il quadrato è stato scoperto durante gli scavi del 1936 su una colonna della palestra situata presso l’anfiteatro ed un altro, incompleto, era stato scoperto nel 1925 graffito sul colonnato della casa del pompeiano Publio Paquio Proculo. Questi possono ragionevolmente essere datati dal 50 al 79 d. C.

Nel 1952 nell’antica Aquincum, vicino a Budapest in Ungheria, fu trovato un mattone che recava decorato graffito un altro quadrato. Il reperto fu datato 107-108 d. C.

A Dura Europos sull’Eufrate furono rinvenuti durante gli scavi del 1932 altri tre quadrati, graffiti sul muro esterno di una stanza usata come archivio di truppa della XX coorte “Palmirenorum” durante gli scavi nel tempio di Artemide Azzanathkona, ed un altro quadrato si rinvenne in lettere greche.

Nel 1960 fu trovato un altro quadrato durante gli scavi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, databile al III-IV secolo e nel 1968 un altro sul muro di una casa romana databile alla seconda metà del I secolo, a Corinium Donuborum, oggi Watermore presso Cicester nel Gloucertershire.

Molte altre scritte apparvero in futuro, ma sono chiaramente riferibili al filone antico descritto, sparso per il mondo romano dai legionari e poi in giro per tutto il mondo conosciuto dai curiosi che vi intravedevano una incomprensibile aurea magia.

I cavalieri templari probabilmente lo trasmisero durante la loro ricerca dell’Arca dell’Alleanza ed ancora oggi in un santuario dell’Etiopia c’è un locale a cui accede esclusivamente il Guardiano dell’Arca e che dice contenere la Sacra Arca ed i cinque nomi sacri di Dio.
Questi nomi sono una versione modificata del nostro quadrato probabilmente per una corruzione dei nomi al momento del  passaggio dal latino dei  templari alla lingua copta dei cristiani etiopi:

R O D A S
O D A L A
D A N A D
A L A D O
S A D O R

Il Camilleri [1] riporta molte traduzioni:
Il seminatore tiene l’aratro, le opere, le ruote.
Il seminatore di un arepo mantiene con il suo lavoro il convento.
Il lavoratore Arepo guida con fatica l’aratro.
Un infaticabile seminatore, l’operaio Arepo, tiene le opere, le ruote.
L’operaio tiene l’aratro a ruote; io, il seminatore gli arranco dietro.
Il seminatore Arepo tiene con fatica le ruote.
Il padre benevolo regge con fatica i rivolgimenti dannosi delle ruote del destino.
Sator tiene per la madre terra doverosamente le ruote della macchina del tempo.
Il seminatore trattiene con fatica le ruote.
Il sacrestano Arepo tiene le ruote in movimento.
Il seminatore, che possiede il campo, assiste le ruote.
Giove, nei campi tiene in suo potere le ruote.
L’operaio tiene le ruote, il seminatore l’aratro.
Uno sciacallo nasconde il suo Nakken.
Il seminatore del fuoco, Arepo, tiene in mano le ruote infiammate e la loro opera.
Il germitore, il polverizzatore tiene le ruote, l’opera.
Il contadino guida con la sua mano l’aratro.
Dio domina la creazione, le opre degli uomini e i prodotti della terra.
Il seminatore con il suo aratro domina le opere per le ruote.
Il seminatore dirige con fatica le ruote.
Il seminatore con il suo aratro tiene con fatica le sue ruote.
Il seminatore, vegliando il suo aratro, tiene con fatica le sue ruote.
Il seminatore Arepo tiene salde con il suo lavoro le ruote.
Il seminatore Arepo tiene con cura le ruote.
All’estremità del solco, alla testa del campo, le ruote dell’aratro sono tenute con fatica dal seminatore.
Il seminatore Arpon regge le opere e i dolori.
L’operaio per mezzo del suo cavallo da lavoro tiene in movimento le ruote del suo aratro.
Il seminatore Arepo tiene l’opera, le ruote.
Il padre nel suo dominio tiene per opera le ruote.
Il seminatore con il suo aratro trattiene con il suo lavoro le ruote.
Il salvatore senza deviare conduce con la sua opera il carro.
Il seminatore guida le ruote con cura nel campo.
Dopo che il seminatore ha arato prende i rulli.

Come si vede, le interpretazioni sono molteplici, anche se quasi tutte ruotano attorno al lavoro agricolo ed in parte tendono a dare un significato religioso all’opera. Altri sostengono che si tratta di un semplice gioco di parole.
Questi ultimi probabilmente hanno ragione, poiché è evidente che è un gioco di parole. E’ un quadrato magico che si legge in tutte le direzioni, ma il gioco è tale se le parole hanno un significato compiuto sia lette in una direzione che nell’altra e, soprattutto se tutta la frase ha un significato compiuto.

Il Camilleri illustra anche una serie di spiegazioni anagrammatiche:
Pater oro te, pereat satan roso.
O Satan, taetro errore operat.
Retro, Satana. Toto oper asper.
Petro et reo patet rosa Sarona.
O pater, ores, pro aetate nostra.
Ora, operare, ostenta te, pastor.
Teneo ore tota astra prospera.
Spera, teneo pro reo tota astra.

Infine egli propende per una spiegazione religiosa, ponendo a base della stessa e documentando la possibilità che nella città di Pompei all’epoca vi fossero degli Ebrei e che questi stessi fossero seguaci della nuova religione cristiana:

Fonte Wikipedia: Di odder - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1809250


La spiegazione viene articolata con questo sistema a croce con le lettere ottenute anagrammando quelle del quadrato magico.
Vengono mostrate molte coincidenze “ a croce” ma queste appaiono logiche al Camilleri, dal momento che le parole stesse sono conformate in modo tale da essere lette sia al dritto che al rovescio e quindi di fatto simmetriche, e tale è la simmetria della croce stessa.

La spiegazione probabilmente, secondo il sottoscritto, è molto più semplice ed è legata al mondo agricolo ed a quello militare delle legioni che vi era connesso, posto che al termine delle campagne militari di conquista  il terreno da coltivare veniva suddiviso con il sistema della centuriazione e gli appezzamenti erano dati in premio ai legionari veterani.

Siamo sicuramente in presenza di parole latine, visti gli anni in cui sono stati fatti i ritrovamenti e quindi la spiegazione deve passare attraverso la traduzione delle parole ed il loro possibile significato agricolo. 

Il sator di Oppede - Fonte Wikipedia: Di M Disdero - Taken at Oppede, Luberon, France, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3262506
  
TENET
Questa è una parola non contestata e viene da tutti tradotta con “tiene” “trattiene” “sostiene” “mantiene” e queste sono incontestabilmente parole con analogo significato.

OPERA
Può essere un accusativo plurale, traducibile con “le opere” o “i lavori” ma anche un ablativo singolare traducibile “con l’opera” o “con il lavoro”.

ROTAS
E’ un accusativo plurale e quindi significa “le ruote” sia in senso fisico, ma anche in senso metaforico “le rotazioni”.

SATOR
Quasi tutti gli autori traducono questo termine con “seminatore”, che qualche perplessità genera in alcuni, perché il termine usato era seminator.
In realtà Cicerone nelle Tusculanae usa il termine “caelestum sator” e nel de natura deorum usa il termine “seminator et sator” e Virgilio nell’Eneide cita “hominum sator atque deorum” e poi altri autori come Fedro, Marziale, Stazio.
Sator era dunque un nome utilizzato in agricoltura, quasi un sinonimo di seminatore.

Nella pratica agricola il seminatore era colui che passava con il sacco delle sementi e, a mano, le spargeva sul terreno già arato e preparato.
Costui era seguito da un altro operatore agricolo (sator) che provvedeva alla ricopertura dei semi e che in precedenza aveva provveduto a preparare il terreno polverizzandolo alla bisogna e soprattutto estirpando la cuticola erbosa per non far crescere piante indesiderate e gramigna.

Il sator è colui che, con l’erpice, trita la cuticola erbosa e frantuma le zolle spianando, ammorbidendo e fertilizzando il terreno destinato ad accogliere il seme, che verrà poi ricoperto con un ulteriore passaggio leggero di erpiciatura.

Probabilmente il termine deriva dall’antico egizio che significa figlio e che significa terreno, con il significato di terreno figlio, terreno di riporto, terreno arato, terreno fertile, terreno soffice, in sostanza terreno preparato per la pratica agricola e pronto alla semina.
Restano segni dell’origine di questo termine anche nella parola sativo che significa fertile.

AREPO
Molti rendono questo termine con la traduzione “aratro”, in realtà sembra trattarsi più che dell’aratro di un altro strumento agricolo, “l’erpice” che è ancora dialettalmente chiamato nelle zone montane dell’Appennino Centrale “Erpo”.

Questa parola sopravvive ancora nel termine “sterpo” o “estirpare” e sono tutte collegate alla preparazione agricola del terreno per la semina, per avere una corretta coltivazione ed evitare che la rotazione agricola dei terreni comporti la crescita di prodotti contaminati da piante indesiderate.

La frase dunque ha una sua origine agricola, una sorta di segreto iniziatico di conoscenza rurale per il quale è di massima importanza la preparazione del terreno al fine di mantenere le corrette rotazioni agricole che assicuravano la fertilità della terra ed impedivano la crescita incontrollata di sementi parassite.

ROTAS                  le rotazioni
OPERA                  con il lavoro
TENET                   mantiene
AREPO                  con l’erpice
SATOR                  il satore (fertilizzatore, seminatore).

Il seminatore mantiene le rotazioni (agricole) con il lavoro con l’erpice. 


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[1] R. Camilleri, “Il quadrato magico, un mistero che dura da duemila anni” , Rizzoli, 1999 Milano.

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