La Contea di Colle degli Stregoni

di Stefano Lancioni



Archivio di Stato di Pesaro, Catasto Pontificio, Pietragialla, A6, rett. XII (particolare). Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, aut.rep. n. 2/2014 (in S. LANCIONI, La Contea di Colle degli Stregoni, Studi Pesaresi, 3, 2015, pp. 202-214, a p. 209)


Come talvolta accade, appena pubblicato l’articolo sulla Contea di “Colle degli Stregoni” (una piccola rata di Pietragialla, non lontana da Apecchio), che chi fosse interessato può leggere anche nel terzo numero di Studi pesaresi (anche scaricabile liberamente da Internet al seguente indirizzo: http://www.spess.it/fileadmin/user_upload/pdf/StP_03_light.pdf), mi sono imbattuto in una interessantissima relazione inviata da monsignor Marcello d’Aste, legato di Urbino e Pesaro, a monsignor De Cavalieri, commissario generale della Sacra Consulta a Roma.
La relazione, inviata dietro richiesta della Sacra Consulta, che doveva confermare il passaggio della contea agli Antonelli di Senigallia, completa pertanto l’articolo sopra citato.
Dopo una serie di informazioni su estensione (due miglia per quattro), popolazione (quattro o cinque famiglie) e reddito della Contea (molto esiguo: venivano riscossi solo 26 paoli ogni anno)1, vengono presentati i documenti grazie al quale i Bonarelli erano entrati in possesso del feudo ed elencati i tre censi (rispettivamente di 50, 196 e 750 scudi) dei quali i Bonarelli erano debitori nei confronti degli Antonelli e che sarebbero stati pagati con il passaggio di Colle degli Stregoni al nuovo titolare, per cui era però necessario il prescritto chirografo pontificio. E’ infine allegata la supplica inviata da Francesco Antonelli, con il quale si chiedeva appunto a Roma il chirografo (come era usuale, da Roma la supplica fu inviata ad Urbino con la richiesta di informazioni e, insieme alla relazione, fu di nuovo spedita a Roma: venne conservata testimonianza della corrispondenza intercorsa nel registro “Lettere a Roma”). Interessante infine l’indicazione del valore economico della contea (e soprattutto del titolo nobiliare ad essa connesso, che aveva un valore sociale rilevante): fu valutata mille scudi nel passaggio tra Ubaldini e Bonarelli; una cifra all’incirca equivalente in quello tra Bonarelli ed Antonelli2. In ogni caso una somma consistente, in rapporto all’insignificanza della Contea dal punto di vista economico e demografico.

Maire-Boscovich, Nuova Delineazione della Legazione di Urbino - 1757 (particolare)

Archivio di Stato di Pesaro, Legazione di Urbino, Lettere a Roma - registri, 1696-1706, s. n. (collocazione tra i registri 8 e 9), cc 91v-93r.

A mons. De Cavalieri commissario generale della Sacra Consulta Roma
Illustrissimo e eccellentissimo signore
La contea di Coldestregone situata nel Territorio di Pietragialla giurisditione delli conti Paolo Ubaldini d’Apecchio, e Guido Ubaldini da Jesi ripartita tra di loro in rate distinte, non ha maggior estensione, che di due miglia in circa con quattro, o cinque famiglie, che pagano di vassallaggio fra tutte paoli 26 ogn’anno per quanto si raccoglie da un libretto di memorie esistente appo il conte Settimio Bonarelli di Gubbio.
Possedevano la Giurisdizione di questa Contea i conti Giulio Cesare, e Giovanni Francesco fratelli Ubaldini, et essendosi maritata Camilla figlia e nipote rispettivamente de’ medesimi al cavalier Benedetto Bonarelli di detta Città gli fu da loro ceduta con titolo di conte, e con tutti li privilegij, e prerogative ch’essi vi avevano in conto di dote per la somma di scudi mille riservato il beneplacito del Duca di Urbino, attesa la di cui morte non essendo stato spedito tal beneplacito, il Bonarelli ne supplicò la gloriosa memoria di Urbano VIII e la Santità Sua condiscendendo benignamente alle sue suppliche, ordinò (c. 91v // c. 92r) al signor cardinale Stefano Durazzi allora tesoriere generale con chirografo segnato di sua mano li 20 settembre 1633 che glielo concedesse in nome suo, et della Santa Sede senza però pregiudizio delle ragioni che per qualsivoglia capo competessero sopra detta giurisditione e contea alla Reverenda Camera Apostolica, et in tal guisa fu eseguito, conforme si riconosce dalle lettere patenti speditegli dal suddetto li 3 ottobre di detto anno, in vigore delle quali, et altre lettere di mons. Tesoriere successore del suddetto signor Cardinale, il medesimo conte Bonarelli prestò il solito giuramento di fedeltà in mano di Monsignor Mattei allora legato d’Urbino, come per istrumento rogato da Marco Bonavia cancelliere d’Udienza li 13 marzo 1635.
Questa medesima giurisdizione, è stata ora data in solutum dal conte Settimio Bonarelli, figlio ed erede di detta contessa Camilla, figlia et erede della quondam contessa Faustina Montaini Ubaldini, a Francesco Antonelli dalla Pergola, erede fideicommissario di Bernardino Antonelli suo avo paterno ad effetto d’estinguere un censo in sorte di scudi 50 che da detto Antonelli s’asserisce imposto per rogito di notaio pubblico il dì 7 giugno 1651 dalla detta contessa Faustina a favore del suddetto Bernardino, e di liberarsi del pagamento di scudi 196 de frutti decorsi di detto censo per li quali il medesimo Antonelli ne aveva ottenuto contro di lui mandato esecutivo da monsignor <-- atti="" de-="" fatis="" gli="" per="">, et inoltre d’altri scudi 750 de quali lo stesso Antonelli s’asserisce parimenti creditore, come figlio (92r//92v) ed erede di Filippo Antonelli, figlio et erede di Leonora Marinelli, figlia et erede di Ginevra Ubaldini per le doti a questa promesse dal conte Federico suo padre sopra tutt’i suoi beni e specialmente sopra detta giurisdizione e contea di Coldestrigone, come anche de frutti sopra questo residuo di dote, non mai pagati, della di cui promessa si dice rogato Diotalevi Bernardi notaio pubblico d’Apecchio; qual datione in solutum il medesimo conte Settimio la fa a favore ancora di qualsivoglia erede e successore di Francesco con cederli tutte e singole ragioni, attioni, privilegi, prerogative e dominio, niente riservato, se non il beneplacito apostolico a tenore dell’instrumento rogato li 13 settembre 1700 da Livio Sanelli notaio della Pergola, che è quanto posso significare in tal proposito a S.S. Illustrissima nel rimettergli il memoriale presentato alla Santità di Nostro Signore per parte dell’accennato Antonelli, e le auguro dal cielo il compimento di ogni bramata felicità. Pesaro 2 maggio 1701
Di Vostra Signoria Illustrissima aff.mo servitore sempre monsignor cardinale D’Aste

Beatissimo Padrone
Francesco Antonelli umilissimo oratore della Santità Vostra rappresenta qualmente che essendo creditore del conte Settimio Boarelli per causa de frutti d’un censo imposto sin dall’anno 1651 et anche per causa di certa dote promessa alla b.m. di Ginevra (92v//93r) Ubaldini autrice mediata di esso oratore, quali crediti in tutto, compresa la sorte principale del censo ascendono a scudi 996 ha che da Settimio Boarelli per liberarsi d’ambedue detti debiti, et estinguere anche la sorte principale del detto censo dato in solutum all’oratore, e suoi eredi et successori di qualsivoglia sorte la giurisditione della contea ch’esso conte Settimio Boarelli, come figlio, et erede della quondam Camilla Ubaldini, figlia et erede della quondam Faustina Montaini Ubaldini aveva sopra li beni di Coldestregone territorio di Pietragialla qual datione in solutum l’ ha fatta con la riserva del beneplacito della S. Sede, e altrimenti come appare per instrumento rogato li 3 settembre passato 1700 il Sanelli notaio della terra della pergola onde supplica umilmente detto Francesco. Antonelli oratore la Signoria Vostra a degnarsi farli gratia di concedere il beneplacito seco, et della sua Santa Sede soprala detta datione in solutum come sopra seguita. Che…

Istituto Geografico MIlinatre, serie 50, scala 1:50.000, f. 290, ediz. 1998, autorizzazione n. 6799 del 26.09.2015 (in S. LANCIONI, La Contea di Colle degli Stregoni, Studi Pesaresi, 3, 2015, pp. 202-214, a pag. 211)


110 paoli corrispondevano ad 1 scudo. La cifra di 2,6 scudi era veramente esigua e probabilmente le spese (almeno per il “governatore” o “viceconte”) erano superiori alle entrate (a titolo di esempio, nel Settecento, il viceconte del Fumo aveva uno stipendio di 4 scudi; ad Apecchio, nel 1752, il chirurgo veniva pagato dalla comunità 20 scudi ogni anni, il maestro di scuola 12, il predicatore per la Quaresima 10, il moderatore dell’orologio 5 scudi e un terzo, l’esattore e il depositario comunitativo due scudi ognuno, il postiglione uno scudo e mezzo, il piazzaro poco meno di dieci scudi. Naturalmente nessuno di questi servizi poteva essere presente a Colle degli Stregoni.
2La somma dei tre censi ascendeva a 996 scudi, a cui si sarebbero aggiunti teoricamente gli interessi su 750 scudi (un residuo di dote non pagato)

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